Un'altra storia by Luca Ongaro

Un'altra storia by Luca Ongaro

autore:Luca Ongaro [Ongaro, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Freddo sulla fronte.

Un lampo nel cervello.

Buio.

22

Venerdì mattina Emma Giusti si presentò puntuale nell’ufficio di Campani. Indossava un paio di pantaloni larghi di cotone color cachi e una camicia chiara di lino, ai piedi aveva due anfibi di tela e sulle spalle, trattenuto da un laccio che le passava davanti al collo, un cappello di cotone color avorio con una larga tesa. In mano teneva uno zainetto militare verde oliva, con una borraccia rivestita di panno infilata in una delle tasche laterali. A Campani sembrò quasi un’indossatrice, vista la naturalezza con cui si muoveva in quella strana tenuta.

«Buongiorno, commissario» salutò allegramente entrando, dopo aver picchiato le nocche sulla porta aperta. «Siamo pronti? Che bello il suo ufficio.»

Campani avvertì distintamente il tono di presa in giro. Tutto si poteva dire di quel posto, tranne che fosse bello.

«È l’ufficio di un commissario, non è fatto per mettere la gente a proprio agio, dottoressa. Chiamo Araya e andiamo, la Campagnola è giù che ci aspetta.»

«Mi fa vedere il teschio?»

«Contenta lei. È in quella cassetta, aspetti che la prendo.»

Emma guardò dentro il contenitore e cambiò subito umore. Per un po’ rimase in silenzio, incapace perfino di muoversi.

«Povera disgraziata.»

«Abbiamo ricevuto ieri la conferma: si chiamava Federica Manfredi, ed è la donna scomparsa ad Araguren.»

«Commissario, mi prometta che troverà l’assassino di questa donna» disse Emma girandosi di scatto e fissandolo negli occhi.

Campani si sentì perso. Non gli era mai capitato di guardare una donna in quel modo. Era come se in quegli occhi vedesse scorrere tutto il suo universo.

Emma stava tremando ed era sull’orlo delle lacrime. «Non avevo mai visto una cosa così. Me lo prometta, la prego.»

«Glielo prometto, Emma» rispose Campani. «Anzi, glielo giuro.» Era l’unica cosa che poteva dire in quel momento.

Lei gli gettò le braccia al collo e scoppiò in singhiozzi. Il commissario l’abbracciò goffamente, senza sapere bene cosa fare.

«Sarà meglio avviarci, la strada è lunga.»

«Sì, andiamo» disse la ricercatrice, tirando fuori di tasca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime. «Lei penserà di avere a che fare con una squilibrata, vero, commissario? È che non pensavo di reagire così. Mi sono immedesimata. Morire ed essere dimenticata per cinquant’anni. Nessuno che ti possa neanche piangere. Ora è passata, però. Grazie della spalla.»



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